SMART CITY: DEFINIZIONI E SVILUPPI

Per capire perché le Smart City vengano così definite è importante riflettere sulle cause
che hanno portato alla loro nascita, soffermandosi sulla non agevole da cogliere differenza con le
Digital City e come vengono intese dall’Unione Europea, in particolare in relazione alle sei
dimensioni che devono necessariamente comprendere.

Una definizione di Smart City?

Per dare al lettore sin dal principio un’idea di cosa si intenda con “Smart City” possiamo riportare un efficace acronimo che fissa immediatamente le parole chiave di riferimento di questa realtà: Sostenibilità, Misurabilità, Armonizzazione, Rete e Tecnologia.

Le cinque parole danno diversi input, ma prima di qualsiasi considerazione a queste relativa è importante dire che, contrariamente a quello che potrebbe essere il sentito comune, una città non è propriamente definibile “smart” o “intelligente” solamente qualora provveda alla costruzione di piste ciclabili, installazioni di totem digitali o alla predisposizione di isole ecologiche. L’intelligenza si misura, piuttosto, nella capacità di integrare, in una piattaforma, numerose iniziative facenti capo ad approcci differenti. Sono proprio i vari aspetti della sostenibilità, della creatività, dell’inclusione sociale e dello sviluppo culturale a determinare la vera nozione di Smart City[1].

Per questi motivi, è compito assai arduo formulare una definizione esaustiva che inglobi tutti gli aspetti di cui una città intelligente deve tenere conto e, infatti, sono state elaborate nel corso degli ultimi anni numerosissime definizioni che hanno dato vita ad un “pandemonio semantico”. Non è inoltre possibile stilare un modello di riferimento standard perché ogni città ha le proprie specificità e un modello di sviluppo che è efficace in un preciso contesto urbano potrebbe non esserlo anche in tutti gli altri. Possiamo perciò fornire qui una possibile nozione di quello che contiene il progetto legato alla creazione della Smart City. Secondo la definizione della Cassa Depositi e Prestiti pubblicata in un report monografico del 2013 conterrà una “proiezione astratta di comunità del futuro, un perimetro applicativo e concettuale definito da un insieme di bisogni[2] e lo scopo sarà quello di ricercare la soddisfazione di tali esigenze in tecnologie, servizi e applicazioni riconducibili a vari ambiti, dalla costruzione degli edifici, dall’efficienza energetica e dall’attenzione verso l’ambiente fino alla salute, all’educazione, alla mobilità e alla governance.

Punto di partenza è quindi la costruzione di una visione strategica, pianificata, organica collegata alla capacità di un organo di captare le potenzialità di un territorio e di valutarlo secondo un’ottica di lungo periodo. Sebbene ogni città possieda le proprie peculiarità e nonostante la relativa visione debba essere organica, è possibile comunque identificare degli ambiti comuni di applicazione delle iniziative e anche i relativi requisiti affinché si possa parlare di Smart City. Quando l’Unione Europea ne parla le definisce come un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese.[3] Queste, includono sei dimensioni[4]:

  • Smart People: i cittadini vanno coinvolti e resi partecipi. Si parla infatti di processo decisionale bottom up (dal basso all’alto) e di politica partecipativa;
  • Smart Governance: l’amministrazione deve dare centralità al capitale umano, alle risorse ambientali, alle relazioni ed ai beni della comunità;
  • Smart Economy: l’economia e il commercio urbano devono essere rivolti all’aumento della produttività e dell’occupazione all’interno della città attraverso l’innovazione tecnologica. Un’economia dunque basata sulla partecipazione e sulla collaborazione e che punta alla ricerca ed innovazione;
  • Smart Living: assumono altresì primaria importanza il livello di comfort e benessere da garantire ai cittadini legati ad aspetti come la salute, l’educazione, la sicurezza e la cultura;
  • Smart Mobility: le soluzioni di mobilità intelligente, dall’e-mobility alla sharing mobility ad altre forme di mobility management, devono guardare a come diminuire i costi, l’impatto ambientale e ottimizzare il risparmio energetico;
  • Smart Environment: lo sviluppo sostenibile a basso impatto ambientale e l’efficienza energetica sono aspetti prioritari della città del futuro.

Ulteriore tentativo, successivo a quello appena citato, di fornire un parametro di valutazione del grado di smartness delle città è stato quello attuato dalla rivista americana Fast Company che ha elaborato un ranking che individua nel territorio europeo e nordamericano le dieci città più smart attraverso uno strumento denominato “The Smart Cities Wheel”[5] , elaborato dallo stratega urbano e del clima Boyd Cohen, in cui sono state individuate le stesse sei dimensioni elaborate sopra citate e tre differenti fattori chiave per ciascuna dimensione. Sia nel 2012 che nel 2013, secondo la classifica di Cohen, Copenaghen si attestò come la città europea più smart. In Italia, invece, nel 2021 si è confermata Firenze per il secondo anno consecutivo la città più digitale, seguita da Milano, Bologna, Roma, Modena, e Bergamo (a pari merito al quarto posto). Chiudono la top ten Torino, Trento, Cagliari, Parma[6].

Sempre nel tentativo di fornire una definizione univoca di Smart City è bene differenziare tale termine da quello di Digital City, con cui talvolta viene confuso. La tecnologia utilizzata come strumento per collegare virtualmente i cittadini, i servizi, le comunità, le relazioni, il capitale sociale e il capitale umano, costituisce il pilastro fondamentale di questo concetto, che ha le sue origini negli anni ’90[7]. La diffusione di Internet e la tecnologia WEB 2.0 sono stati i principali driver dello sviluppo della Digital City, alla cui base sussiste l’idea che la città diventa virtuale e che l’obiettivo principale è quello di migliorare la qualità della vita degli abitanti[8]. Il differente concetto di Smart City comprende invece l’insieme di strategie di pianificazione urbana, con il fine di rimediare alle problematiche ambientali e sociali delle città e di favorire la crescita economica sfruttando le potenzialità dell’alta tecnologia. E, seppur rappresentino “due facce della stessa medaglia”, attraverso una minuziosa analisi del ruolo della tecnologia, degli obiettivi e degli strumenti, è possibile pervenire ad una distinzione tra i due concetti.

La nozione di Digital City è focalizzata sulle ICT e su Internet, e ha dei confini molto più nitidi in virtù della sua funzione di diffondere informazioni e favorire la comunicazione tra cittadini e pubblica amministrazione. Nel caso della Smart City, invece, l’alta tecnologia ha un ruolo fondamentale poiché è uno degli strumenti utilizzati, ma non è l’unico elemento caratterizzante e, infatti, come accennato precedentemente, i confini della città intelligente sono difficili da individuare. Una città smart non solo è digitale perché processa i dati e condivide le informazioni, ma è in grado di creare nuova conoscenza, di ridurre le emissioni, di aumentare l’efficienza degli edifici, di ridurre gli sprechi di risorse e di produrre energia pulita e infine possiede una storia e una cultura. Inoltre, gli abitanti di una Smart City hanno un ruolo proattivo poiché non è necessario saper utilizzare le ICT, come nel caso della Digital City, ma devono possedere una cultura con un’impostazione smart che li induca ad assumere comportamenti coerenti con l’obiettivo della sostenibilità.

L’insieme, dunque, delle azioni proposte dal modello della Smart City rappresenta una soluzione atta ad affrontare l’incremento repentino delle problematiche ambientali e sociali, soprattutto nelle metropoli, e le mutate esigenze delle comunità.

Origini delle Smart City

L’origine del concetto di città intelligente, chiaramente con caratterizzazioni differenti, risale intorno al XIV secolo con la nascita delle città rinascimentali, quali ad esempio Ferrara, Pienza e Sabbioneta, poiché l’intento del loro sviluppo è stato simile a quello delle Smart City moderne. Tali città sono infatti sorte con l’idea di migliorare gli insediamenti urbani già esistenti, rivoluzionando completamente l’architettura e l’urbanistica[9].

La realtà delle nostre Smart City, “moderne”, per come vengono intese attualmente, nasce invece dalla fusione di due processi in atto negli ultimi 20 anni. I processi in questione sono l’urbanizzazione e la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Questi hanno caratterizzato e, in diversi casi, addirittura condizionato la conformazione dei centri abitati e lo stile di vita dei cittadini stessi, al punto da richiedere interventi da spiegarsi in svariati campi da parte delle autorità pubbliche e volti alla ricerca di soluzioni ambientalmente sostenibili in primis, ma non solo. Innanzi tutto, con l’aumentare del numero dei propri abitanti, le città hanno avuto bisogno di nuovi edifici e di risorse da dedicare al soddisfacimento delle esigenze; di garantire l’accesso ai servizi minimi essenziali; provvedere ad un efficiente sistema di trasporti e gestione dei rifiuti; di un’adeguata governance ed al contempo bilanciare o risolvere le problematiche legate al tema della sostenibilità ambientale e sociale. Per comprendere meglio queste esigenze basti citare i dati forniti da un’analisi effettuata dall’ UNEP-SBCI (Programma delle Nazioni Unite sull’Ambiente- Edifici Sostenibili e Iniziative Climatiche)[10] secondo i quali le città sono responsabili del 75% delle emissioni globali di carbonio, consumando l’80% dell’offerta globale di energia e il 75% delle risorse naturali.  Oltre ad essere una delle principali fonti di inquinamento acustico e a rappresentare delle “isole di calore”[11], amplificando quindi il fenomeno del cambiamento climatico, costituiscono anche un melting pot di culture, religioni, usi e costumi, i quali, se non efficacemente coordinati, possono originare da gravi squilibri sociali ed economici, quali discriminazione, precarietà e disoccupazione. I trend appena osservati delineano un inevitabile aumento della popolazione urbana, con una conseguente pressione sulle risorse naturali e sembra quindi necessaria una serie di interventi per ridurre gli impatti ambientali, migliorare la qualità della vita e indurre gli abitanti alla pacifica convivenza.

Questo articolo è stato scritto da un’articolista di LegalTech Italia, partner di DirittoConsenso.

BIBLIOGRAFIA

Griffiths M., K. Barbour, Making Publics, Making Places, University of Adelaide Press, South Australia, 2016.

Garante della privacy, “Sì alle Smart Cities, ma occorre proteggere i dati delle persone. Studio del Parlamento Ue: tecnologie sempre più pervasive, sviluppo va fondato sull’etica e sulle persone”, 6 ottobre 2016.

Osservatorio Nazionale Smart City di ANCI, Vademecum per la città intelligente, 2013.

The European House- Ambrosetti, ABB Group, Smart Cities in Italia: un’opportunità nello spirito del Rinascimento per una nuova qualità della vita, Milano, 2012.

R. P. Dameri, C. Rosenthal-Sabroux, Smart City. How to Create Public and Economic Value with High Technology in Urban Space, Springer International Publishing AG, 2014.

A. Cocchia, R. P. Dameri, Smart and Digital city: twenty years of terminology evolution, In It-AIS 2013, X Conference of the Italian Chapter of AIS, Milano, 14 dicembre 2013.

B. Cohen, What exactly is a Smart City?, Co.Exist, 19 settembre 2012

E. Riva Sanseverino, R. Riva Sanseverino, V. Vaccaro, Atlante delle smart city. Comunità intelligenti europee ed asiatiche, 3 ed., Milano, Franco Angeli, 2015.

Cassa depositi e prestiti SPA, Smart City. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento (report monografico), 2013.


[1] E. RIVA SANSEVERINO, R. RIVA SANSEVERINO, V. VACCARO, Atlante delle smart city. Comunità intelligenti europee ed asiatiche, 3 ed., Milano, Franco Angeli, 2015.

[2] Cassa depositi e prestiti SPA, Smart City. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento (report monografico), 2013.

[3] https://ec.europa.eu/info/eu-regional-and-urban-development/topics/cities-and-urban-development/city-initiatives/smart-cities_en

[4] La Commissione ITRE per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha affermato infatti, nel documento “Mapping Smart Cities EU”, che una Smart City, per essere definita tale, deve essere in possesso di almeno una delle sei caratteristiche elencate nel progetto “European Smart City Project” (Progetto avviato dal Politecnico di Vienna in collaborazione con l’Università di Lubiana e il Politecnico di Delft).

[5] B. COHEN, What exactly is a Smart City?, Co.Exist, 19 settembre 2012.

[6] Sono i risultati di ICity Rank 2021, l’indagine sulla digitalizzazione delle città italiane di FPA, società del gruppo Digital360, presentata il 23 novembre 2021 in occasione di FORUM PA Città (https://www.economyup.it/mobilita/smart-city-cosa-sono-davvero-e-a-che-punto-siamo-in-italia/).

[7] Cfr. R. P. DAMERI, C. ROSENTHAL-SABROUX, Smart City. How to Create Public and Economic Value with

High Technology in Urban Space, Springer International Publishing AG, 2014.

[8] Cfr. A. COCCHIA, R. P. DAMERI, Smart and Digital city: twenty years of terminology evolution, In It-AIS 2013, X Conference of the Italian Chapter of AIS, Milano, 14 dicembre 2013.

[9] Cfr. The European House- Ambrosetti, ABB Group, Smart Cities in Italia: un’opportunità nello spirito del Rinascimento per una nuova qualità della vita, Milano, 2012, 69.

[10] Cfr. Unep-SBCI, Cities and Buildings, Parigi, 2012.

[11] Si chiama “isola di calore” il fenomeno per cui all’interno dei centri abitati, il clima è più caldo rispetto alle zone circostanti. Le cause risiedono in molteplici fattori, tra cui le superfici asfaltate o cementate, le emissioni di gas ad effetto serra, gli stabilimenti industriali e gli impianti di riscaldamento o raffreddamento.

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