L’InsurTech: tecnologia applicata al settore assicurativo

Nascita e diffusione dell’InsurTech: caratteristiche, benefici e insidie.

L’articolo ha l’obiettivo di offrire una panoramica sulla nascita e diffusione dell’InsurTech a livello globale, analizzandone benefici, aspetti di rischio e gli elementi che cambieranno in modo irreversibile l’attività assicurativa per come noi oggi la conosciamo.

Indice degli argomenti

  • Cos’è l’Insurtech
  • Le diverse categorie di startup InsurTech
  • Benefici dell’InsurTech
  • Rischi e problematiche

Cos’è l’InsurTech?

Negli ultimi anni l’utilizzo in continua crescita di Internet e l’implementazione di reti di telecomunicazione sempre più efficienti e “veloci”, ha fatto sì che la tecnologia permeasse anche quei settori del mercato rimasti a lungo inalterati.

Sembra che l’attività secolare dell’assicurazione sia finalmente in cambiamento.

Le compagnie assicurative storiche sono minacciate non solo da giganti della tecnologia come Amazon che entrano nel mercato (Seekings 2017), ma anche da agili entità start-up che stanno sfruttando il potere della tecnologia per innovare il loro modo di conquistare quote di mercato.

Il settore assicurativo ha recepito con positività l’ondata innovativa apportata dalla meno recente nascita della FinTech e, non a caso, è stata protagonista di svariati e massicci investimenti a livello globale.

L’InsurTech, è questo il nominativo accostato al fenomeno, identifica tutto ciò che è innovazione technology-driven[1] in ambito assicurativo: software, applicazioni, startup, prodotti, servizi. 

Il termine nasce dalla fusione tra le parole “insurance” e “technology” e viene rappresentata da quell’insieme di tecnologie in grado di assicurare livelli di precisione ed accuratezza ineguagliati in termini di capacità predittiva tali da permettere a startup di InsurTech, come ad esempio la cinese ZhongAn Insurance, di attirare milioni di utenti e sottoscrivere milioni di polizze.

Oltre agli investimenti veri e propri in startup, alcune compagnie di assicurazione e riassicurazione hanno tentato di tenere il passo configurando acceleratori e incubatori d’imprese o entrando in partnership con startup InsurTech.

“Munich Re”, ad esempio, attraverso la sua impresa controllata “Digital Partners”, investe in startup InsurTech, sforzandosi di conquistare la fiducia e di collaborare con i nuovi operatori “disruptor”.

Nel prossimo futuro, l’area che potrebbe essere maggiormente interessata dal fenomeno è l’Asia, nonostante la nascita delle imprese InsurTech sia da individuarsi nel territorio degli Stati Uniti d’America[2].

Infatti, gli USA si attestano al primo posto con circa il 56% di tutte le operazioni tecniche assicurative poste in essere da società di InsurTech dal 2012 ad oggi[3].  

Ciononostante, la rapida crescita e l’inarrestabile sviluppo di tali tecnologie del settore assicurativo celano corrispondenti problematiche da risolvere ed elementi da normare[4].

Le diverse categorie di startup InsurTech

La prima categoria di startup InsurTech è costituita dalle assicurazioni peer-to-peer.

Questo sistema di assicurazione organizza gli assicurati in gruppi d’acquisto, con l’obiettivo di far ottenere loro un risparmio sulle tariffe; successivamente, il premio pagato dai clienti viene suddiviso in due quote: una parte è destinata ad una compagnia assicurativa standard, con cui l’azienda InsurTech collabora, l’altra parte è versata nel conto unico del gruppo (cash back pool)[5].

Alla fine di ciascun anno le somme del conto comune rimaste inutilizzate vengono ridistribuite agli utenti del gruppo (claims-free bonus) e, nel caso il conto comune risulti azzerato o incapiente, interviene un’altra assicurazione a coprire la perdita, con un meccanismo di “stop loss”.

La prima assicurazione peer-to-peer è nata nel 2010 con l’azienda tedesca “Friendsurance” e si è evoluta in questi ultimi anni:

  • la prima fase segue il modello descritto sopra, definito “modello del broker” ed ha come protagonista proprio “Friendsurance”;
  • la seconda fase vede il suo esponente principale nell’azienda statunitense “Lemonade”, la prima compagnia di assicurazione puramente peer-to-peer.

“Lemonade” non rimborsa gli assicurati, ma dona il denaro rimanente dopo i risarcimenti ad opere di beneficienza, scelte dai clienti, inoltre, non opera come semplice distributore, ma si assume personalmente il rischio, configurandosi, quindi, come un assicuratore digitale.

La seconda categoria di startup InsurTech è costituita dai broker digitali che forniscono servizi di brokeraggio assicurativo attraverso soluzioni tecnologiche moderne come portali on-line o applicazioni mobili, considerate la spina dorsale della prima generazione di InsurTech.

Una delle prime startup di brokeraggio digitale è “Knip”, nata in Svizzera nel 2013 si rivolge agli assicurati tramite app veicolando l’assicurato verso servizi di gestione polizze e consulenza sulla copertura.

I broker hanno ricoperto un ruolo rilevante nello scenario assicurativo ma negli ultimi anni è messa a rischio a causa della disruption digitale che, con gli strumenti “data & analytics”, riesce a determinare i rischi ed indirizzare il cliente verso la compagnia più adatta in tempi più celeri e con modalità più funzionali rispetto ai broker tradizionali.

Lo sviluppo dei broker digitali si fonda su:

  • creazione di un software in grado di automatizzare la gestione del ciclo vitale del prodotto assicurativo, dalla sottoscrizione alla fatturazione delle polizze (cd. Brokerage managment system);
  • connettività con gli assicuratori, così da poter beneficiare di costanti scambi di dati al fine di offrire prodotti più congeniali ai clienti;
  • “cloud”, che permette ai broker digitali di spostare i software applicativi di base su un centro dati esterno per migliorare le prestazioni, la flessibilità e la sicurezza, salvaguardando i dati e migliorando il servizio clienti.

La terza categoria di startup InsurTech è costituita dai Cross sellers assicurativi.

Tale categoria di startup fonda il suo business sulla pratica del cross-selling, consistente nell’abbinare polizze assicurative a prodotti o servizi di natura non assicurativa.

Un esempio è fornito da “Simplesurance”, startup berlinese fondata nel 2012, che consente ai provider di shopping on-line, come Amazon, di vendere i propri prodotti abbinandovi una copertura assicurativa appropriata.

Utilizzando una piattaforma cross-selling tecnologica, i negozi on-line possono, quindi, vendere polizze assicurative ed incrementare i propri ricavi; così facendo, i clienti traggono un beneficio da questo servizio poiché possono acquistare immediatamente una copertura assicurativa adatta alle loro esigenze, senza dover fare alcuna ricerca[6].

Benefici dell’InsurTech

La diffusione a “macchia d’olio” delle società di InsurTech è dovuta al fatto che esse siano riuscite a conciliare innovazione e funzionalità; infatti, le tecnologie poste alla loro base trovano compiuta applicazione lungo tutto il ciclo di vita del prodotto assicurativo.

Non sorprende che vi sia stata una crescente diffusione delle tecnologie all’interno delle compagnie assicurative, in parte a causa della concorrenza sul mercato, ma anche perché tali tecnologie promette benefici sostanziali che possono includere:

  • il miglioramento delle attività di investimento degli assicuratori attraverso l’uso di algoritmi, intelligenza artificiale (“AI”)[7] o altri nuovi metodi;
  • misurazioni più precise del rischio assicurativo sottostante con big data;
  • una maggiore protezione degli assicuratori contro i rischi operativi, come la prevenzione della frode assicurativa o del riciclaggio di denaro.

Inoltre, la tecnologia applicata al settore offre vantaggi anche ai i clienti delle agenzie assicurative:

  • rendendo più conveniente per i consumatori l’acceso ai prodotti assicurativi o snellendo processi come ad es. il trattamento dei sinistri;
  • presentando loro una gamma sartoriale di prodotti e servizi.

Infatti, nella fase precontrattuale si possono fornire al cliente diverse soluzioni, come ad es. il digital service provisioning, in grado di supportare il cliente nella ricerca dei migliori prodotti assicurativi in termini economici e di copertura.

Nella fase post-contrattuale, invece, le tecnologie impiegate potrebbero rendere maggiormente agevole e funzionale la gestione dei sinistri attraverso la creazione di piattaforme che, ad esempio, colleghino assicurati, officine automobilistiche e assicuratori (es. Snapsheet).

Altro impiego può riscontrarsi nelle operazioni di back office per la sottoscrizione e la gestione del rischio attraverso strumenti di analisi dei dati più accurati invece di affidarsi a semplici proxy.

Rischi e problematiche

Nonostante i potenziali benefici in grado di apportare, l’InsurTech non è esente da insidie.

Infatti, le compagnie assicurative, nell’andare ad implementare una strategia digitale devono tener conto della regolamentazione che, proprio in ragione della stringente disciplina di questo settore, ostacola l’accesso di nuove startup nel mercato anche a causa degli elevati requisiti sia in termini d’idoneità per ottenere l’autorizzazione sia in termini di capitale.

L’imposizione di requisiti stringenti costituisce un elemento fondamentale per garantire la tutela dei soggetti assicurati, tuttavia, potrebbe costituire un ostacolo all’approccio digitale e alla concorrenza nel mercato assicurativo.

Nel mondo di oggi, i dati stanno diventando un bene indispensabile, portando le industrie a trasformare i loro processi aziendali e le catene del valore in catene data-driven.

I Big Data sono caratterizzati dalle 5 V: Volume, Velocità, Varietà, Veridicità e Valore.

Nell’era dei Big Data, la veridicità è uno degli aspetti fondamenti. Mentre in passato questa era spesso trascurata finché i dati venivano raccolti da più fonti eterogenee, la veridicità è oggi una questione di preminente rilevanza (ad esempio, a causa dell’aumento di fake news).

La veridicità si occupa dell’incertezza dei dati dovuta a incoerenze e inganni deliberati; questi problemi creano dati offuscati, ostacolando un’analisi futura accurata e corretta e limitando la comprensione dei dati conducendo a potenziali frodi assicurative.

Anche nel XXI secolo, la frode assicurativa sta dilagando sul mercato.

Le stime raccolte negli Stati Uniti riferiscono che le richieste fraudolente di assicurazione per i soli gioielli costano agli assicuratori circa due miliardi di dollari l’anno.

Le modalità con cui frodi assicurative possono essere perpetrate sono svariate: ad es. i criminali informatici possono utilizzare delle identità rubate per ottenere delle nuove polizze e per poi procedere a false richieste di risarcimento o modificare le informazioni sui beneficiari per ricevere i fondi dei sinistri.

Questa proliferazione di dati ha permesso alle imprese InsurTech e alle compagnie assicurative più lungimiranti e consolidate di sfruttare una proposta di vendita unica e un vantaggio competitivo.

Tuttavia, la semplicità con cui è possibile reperite tale vastità di informazioni attraverso la tecnologia, ha posto problemi circa la sicurezza informatica e protezione dei dati personali.

I dati personali potrebbero essere stati generati (ad esempio, la posizione GPS da dispositivo mobile) o raccolti (ad esempio, i social network) da più fonti eterogenee. Dal punto di vista etico, i proprietari dei dati (compresi gli assicuratori) dovrebbero chiedere il consenso dei loro clienti prima di utilizzare questi dati per scopi di analisi.

In particolare, gli assicuratori dovranno prestare attenzione alla fonte e alle modalità di raccolta di tale tipologia di dati in modo da essere trasparenti in merito al loro utilizzo.

Inoltre, le aziende con clienti in Europa devono rispettare il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR – Reg. UE 2016/679) che si occupa della privacy e della protezione dei dati di un individuo.

È probabile che l’InsurTech renda maggiormente eclatanti queste preoccupazioni poiché consente di profilare i clienti utilizzando una gamma molto più vasta di informazioni, le quali potenzialmente possono minare l’equità e creare effetti discriminatori (ad esempio, la Corte di Giustizia Europea ha vietato agli assicuratori di differenziare i premi per l’assicurazione auto in base al sesso).

Questo contributo è stato redatto da un articolista di DirittoConsenso.it, partner di LegalTech Italia


Note

[1] Per approfondimenti sul tema si guardi anche https://www.dirittoconsenso.it/2020/12/29/strategia-italiana-intelligenza-artificiale-luci-ombre/;

[2] Vinnie Lauria, “Free From Legacy Baggage, Asian Insurtech Firms Are Reimagining The Insurance Industry”;

[3] Andrew Johnston, ‘Quarterly InsurTech Briefing Q1 2019’ 

[4] Tanguy Catlin et al, “Insurtech—The threat that inspires”, online: https://www.mckinsey.com/industries/financial-services/our-insights/insurtech-the-threat-that-inspires;

[5] “Copy them? Work with them? Or buy them? InsurTechs and the digitization of insurance”, Roland Berger;

[6] “The Current InsurTech Landscape: Business Models and Disruptive Potential”, Alexander Braun, Florian Schreiber

[7] Si veda anche: https://www.dirittoconsenso.it/2020/05/18/impatto-ia-corporate-governance/


Bibliografia

Alexander Braun, Florian Schreiber – The Current InsurTech Landscape: Business Models and Disruptive Potential”

Andrew Johnston, ‘Quarterly InsurTech Briefing Q1 2019’

L’impatto dell’IA sulla Corporate Governance – DirittoConsenso

La strategia italiana per l’intelligenza artificiale: luci e ombre – DirittoConsenso

Roland Berger – Copy them? Work with them? Or buy them? InsurTechs and the digitization of insurance”

Tanguy Catlin – “Insurtech—The threat that inspires”, online: https://www.mckinsey.com/industries/financial-services/our-insights/insurtech-the-threat-that-inspires

Vinnie Lauria – “Free From Legacy Baggage, Asian Insurtech Firms Are Reimagining The Insurance Industry”

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