La guida autonoma è una tecnologia rivoluzionaria che cambierà il modo in cui ci spostiamo e interagiamo con le automobili.
I veicoli autonomi sono dotati di sensori avanzati, software di intelligenza artificiale e sistemi di controllo che consentono loro di guidare senza un conducente umano. Questa tecnologia ha il potenziale per migliorare significativamente la sicurezza stradale, ridurre il numero di incidenti causati da errori umani e ridurre l’impatto ambientale grazie a una guida più efficiente. Nondimeno, un sistema di guida avanzato di questo tipo può anche migliorare il flusso del traffico e garantire la mobilità di anziani e disabili.
La Society of Automotive Engineers ( https://www.sae.org/ ) è un ente responsabile dello sviluppo e della definizione di standard ingegneristici per i veicoli a motore di tutti i tipi, compresi i veicoli a guida autonoma. In particolare, la SAE, nel marzo del 2021, ha pubblicato un documento concernente la classificazione dei livelli di guida autonoma. Si tratta di 6 livelli che ci aiutano a comprendere le funzionalità automatizzate che un veicolo può svolgere. In particolare:
- il livello SAE 0 si ha quando non è attivo nessun sistema di automazione per il veicolo;
- il livello SAE 1 considera le auto con sistemi di guida assistita di base, come l’ABS o il Cruise Control;
- il livello SAE 2 corrisponde alla guida semiautomatizzata, in cui il sistema si occupa di accelerare o frenare, o di sterzare in situazioni specifiche o di emergenza;
- il livello SAE 3 rappresenta la guida altamente automatizzata, dove l’auto in alcune situazioni può sostituirsi al conducente che però dovrà essere sempre pronto ad intervenire;
- il livello SAE 4 corrisponde alla guida ad automazione completa del veicolo, che è in grado autonomamente di affrontare ogni tipo di situazione ed il conducente potrà occuparsi di altro;
- il livello SAE 5, infine, è il massimo livello di automazione, in cui l’auto è in grado di controllare la guida senza alcun intervento umano.
Da una prospettiva giuridica europea, è necessario modificare l’attuale sistema normativo basato sulla presenza di un conducente umano alla guida del veicolo. L’entrata in vigore il 14 luglio 2022 dell’art 34-bis della Convenzione UNECE ratificata a Vienna nel 1968 ha acceso i riflettori sul tema. Infatti, l’articolo si occupa del “sistema di guida automatica”, ed introduce la possibilità riconosciuta al conducente di lasciare il volante in certe condizioni (il terzo livello della SAE), stabilendo che “il requisito che ogni veicolo o combinazione di veicoli in movimento deve avere un conducente è considerato soddisfatto quando il veicolo utilizza un sistema di guida automatica”.
La suddetta Convenzione riguarda la circolazione stradale; ad essa hanno aderito la maggior parte dei paesi del mondo, con l’obiettivo di fornire regole uniformi per la circolazione stradale internazionale. Infatti, è a tale normativa internazionale che i codici della strada nazionali si ispirano e si devono conformare. Tuttavia, la Convenzione non può sostituirsi al codice della strada dei singoli paesi: essa stessa statuisce che la guida autonoma potrà uscire dall’attuale stato sperimentale o comunque limitato solo se recepita dalle leggi nazionali. Dunque, per l’effettiva operatività ogni paese dovrà accogliere la normativa, inserendola nel proprio ordinamento.
Ad esempio, l’Italia, che ha aderito alla Convenzione di Vienna, risulta essere in conflitto con la recente riforma, poiché l’art 46 del Codice della Strada definisce il veicolo come “tutte le macchine di qualsiasi specie che circolano sulle strade guidate dall’uomo”. Dunque, per attuare quanto disposto dalla Convenzione sarà necessaria una modifica al nostro Codice.
Inoltre, la recente modifica alla Convenzione, recepita anche dall’Unione Europea, ha permesso che negli Stati Membri si diffondesse il concetto di guida autonoma e del bisogno di regolamentazione a riguardo. Ciò ci permette di immaginare un futuro scenario normativo armonizzato almeno a livello europeo. Ne è un esempio la Comunicazione (2018) 283 della Commissione dell’Unione Europea che prova a tracciare una strategia comune dell’UE per la mobilità del futuro.
Al contrario, se il vecchio continente non da molto sta preparandosi all’arrivo delle driverless cars, ben diversa è la situazione negli Stati Uniti dove sono già stati compiuti passi da gigante sia per le innovazioni tecnologiche a riguardo sia per il sistema normativo che ne disciplina la materia. Nell’approfondimento “La regolamentazione della sperimentazione dei veicoli a guida autonoma negli Stati Uniti d’America: il livello di regolamentazione federale” di Stefano Pellegatta, Professore presso l’Università degli Studi di Milano e autore del libro “Profili civilistici della mobilità intelligente”, si evince che gli Stati Uniti, considerata la natura di stato federale, presentano al loro interno un doppio livello – federale e statale – di regolamentazione della guida automatizzata: infatti, la normativa federale indica soltanto gli standard di sicurezza che devono essere rispettati e le tecnologie necessarie al funzionamento dei veicoli. In particolare, la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) – l’agenzia governativa che si occupa di controllare la sicurezza stradale – è competente a legiferare regole vincolanti per ogni Stato in suddette materie. Diversamente, le materie relative alla sperimentazione e alla circolazione di veicoli a guida autonoma su strada pubblica nonché alla responsabilità del conducente sono di competenza di ciascuno Stato.
Dal punto di vista degli operatori economici in tale settore, la tematica esaminata è di notevole interesse. Le più importanti case automobilistiche, infatti, già da tempo stanno investendo nelle tecnologie e nei sistemi di guida più avanzati che possano assicurarci un futuro a guida autonoma.
Ad esempio, Tesla ha investito e sta investendo notevolmente nel settore: l’azienda statunitense già dal 2014 ha iniziato a introdurre l’Autopilot, un evoluto sistema di assistenza alla guida, di cui ogni macchina può servirsi purché si aggiorni il software e si acquisti uno dei pacchetti disponibili, corrispondenti a diverse tipologie di assistenza alla guida, tra cui scegliere. Il più innovativo tra i pacchetti, cosiddetto “guida autonoma al massimo potenziale”, è stato rilasciato negli Stati Uniti a febbraio 2023 e permette, oltre alle già presenti possibilità di cambiare corsia e di parcheggiare autonomamente, di identificare i segnali di stop ed i semafori così che il veicolo rallenti automaticamente. Volvo, l’azienda svedese leader nell’innovazione della mobilità, ha compiuto un altro significativo passo verso il futuro annunciando che Ride Pilot, un avanzato sistema di guida autonoma che elimina la necessità di supervisione da parte del conducente, sarà introdotto in California entro il 2023.
Quanto ai produttori europei, invece, il brand tedesco Mercedes si è avvantaggiata rispetto alle altre concorrenti nella corsa alla guida autonoma avendo ottenuto l’autorizzazione per far circolare le sue vetture EQS e Classe S in Nevada e California con il sistema di guida autonoma Drive Pilot, il quale pare essere il primo sistema di guida autonoma di Livello 3.
Tuttavia, se da un lato la guida autonoma porta con sé innumerevoli aspetti positivi, dall’altro presenta altrettante criticità. In merito a quest’ultime, prima di tutto, numerosi studi affermano che ci troviamo al cospetto del paradosso dell’automazione, secondo cui più è automatizzato il veicolo più sarà arduo per gli esseri umani usarlo correttamente. Infatti, è stato dimostrato che per l’essere umano è difficile sorvegliare l’operato dell’auto mentre i sistemi di assistenza sono attivi e stanno svolgendo la maggior parte del lavoro.
Inoltre, complessa questione legata all’uso di veicoli a guida autonoma è la sicurezza informatica, in quanto l’uso di tecnologie avanzate e dell’intelligenza artificiale aumenta i rischi di attacchi hacker alle auto, che potrebbero causare incidenti stradali comandando le vetture a distanza, o la divulgazione di dati sensibili e personali. Perciò, sarà fondamentale affiancare alle attuali e future innovazioni tecnologiche misure di sicurezza volte a difendere il veicolo da eventuali attacchi informatici. Si tratta di un altro importante ambito in cui la cybersecurity giocherà un ruolo fondamentale nei prossimi anni.
Infine, probabilmente la più delicata questione giuridica connessa all’utilizzo di veicoli a guida autonoma riguarda la responsabilità civile “degli autoveicoli”. In particolare, ci si chiede se, in caso di un incidente stradale che coinvolga veicoli a guida autonoma, la responsabilità debba essere imputata come sempre al conducente o sia necessario apportare modifiche ai testi legislativi che ne disciplinano la materia. Molti giuristi si interrogano a riguardo, tra questi offre un interessante spunto il Professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna Enrico Al Mureden. Egli, infatti, ipotizza la possibilità che l’onere della responsabilità civile in caso di incidenti stradali venga spostato dal conducente al produttore dell’auto, così che sia la stessa casa automobilistica a farsi garante della sicurezza dei propri veicoli. La stessa Tesla pare aver sposato questa ipotesi, in quanto ha già iniziato ad introdurre delle polizze assicurative interne personalizzate che possano coprire le funzioni di sicurezza dell’Autopilot.
È chiaro che i veicoli a guida autonoma siano una vera e propria disruptive innovation destinata a stravolgere l’attuale sistema basato sull’auto tradizionale.
Vedremo mai un Gran Premio di F1 con auto che si sfidano senza piloti?
Autore: Salvatore Caccioppoli
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