EMPLOYMENT E USO DELL’AI: COME CAMBIERÀ IL MERCATO DEL LAVORO

Da pochi mesi è stato pubblicato il report “Generative AI and Jobs: A global analysis of potential effects on job quantity and quality” a cura dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO), che valuta l’impatto dell’Intelligenza Artificiale Generativa sulla quantità e qualità dei posti di lavoro. Che l’AI cambierà il mercato del lavoro è certo, ma in che modo?

La questione continua ad intensificare il dibattito sull’automazione e sui posti di lavoro: da un lato, c’è chi guarda le nuove tecnologie con fiducia, considerandole come i nuovi mezzi che potrebbero sollevare i lavoratori dalle mansioni più faticose, dall’altro, c’è chi lancia un allarme sull’imminente minaccia dell’AI ai posti di lavoro e sul rischio di una disoccupazione di massa. Nonostante i divari sul tema, è certo che agli occhi di un lavoratore medio, le potenziali implicazioni dell’AI sul mercato del lavoro sono rimaste, fino a qualche tempo fa, in gran parte astratte. È solo con il lancio di ChatGPT che il pubblico si è esposto agli strumenti dell’AI, con l’effetto di una drastica riduzione della distanza tra l’AI e l’utente finale. Alla luce di questi progressi, non sorprende che siano emerse preoccupazioni per la potenziale perdita dei posti di lavoro, sebbene sia impossibile prevedere come l’AI si svilupperà ulteriormente.

Se per alcuni queste nuove tecnologie non sono altro che potenti macchine in grado di riassumere testi ma incapaci di “imparare” e di produrre contenuti originali, altri, invece, pur consapevoli dei limiti dei modelli più recenti, riconoscono una potenziale capacità di svolgere nuovi compiti ed una generale capacità di produrre risposte che mostrano alcune forme di ragionamento precoce. I modelli di apprendimento automatico, in particolare quelli basati sulle grandi reti utilizzate dai Generative Pre-trained Transformers (GPT), potrebbero avere il potenziale per diventare una tecnologia di uso generale e, di conseguenza, creerebbero dei nuovi effetti sull’economia e sui mercati del lavoro con nuovi prodotti e servizi.

Secondo lo studio condotto dall’ILO, l’impatto dell’AI generativa sulla qualità e sulla quantità dei posti di lavoro sarebbe positivo. Viene annunciata, infatti, una maggiore probabilità di aumento dei posti di lavoro rispetto a quella di disoccupazione, in quanto la maggior parte dei posti di lavoro e dei settori industriali saranno solo parzialmente esposti all’automazione. In altre parole, è più probabile che i posti di lavoro vengano integrati anziché sostituiti dall’ultima ondata di AI generativa. Pertanto, l’impatto maggiore di questa tecnologia non sarà probabilmente l’eliminazione di alcuni posti di lavoro, ma il potenziale cambiamento nella qualità dei posti di lavoro, in particolare per quanto riguarda l’intensità e l’autonomia del lavoro.

Non solo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ma anche il World Economic Forum (WEF) si è occupato dell’analisi del caso. Il The future of jobs Report 2023 del WEF, infatti, suggerisce che quasi un quarto dei posti di lavoro (23%) è destinato a cambiare nei prossimi cinque anni, con una crescita del 10,2% e un calo del 12,3%.

Secondo le stime delle 803 aziende intervistate per il The future of jobs Report, i datori di lavoro prevedono la creazione di 69 milioni di nuovi posti di lavoro e l’eliminazione di 83 milioni tra i 673 milioni di posti di lavoro corrispondenti alla serie di dati, con una diminuzione netta di 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2% dell’occupazione attuale.

La transizione verde, gli standard ESG e la localizzazione delle catene di approvvigionamento sono i principali motori della crescita occupazionale, mentre le sfide economiche, tra cui l’inflazione elevata, il rallentamento della crescita economica e le carenze di approvvigionamento, rappresentano la minaccia maggiore. Secondo il Report del WEF, l’adozione della tecnologia e la crescente digitalizzazione porteranno a un significativo ricambio nel mercato del lavoro, con un effetto positivo complessivo sull’occupazione.

I datori di lavoro, in primis, si aspettano che la maggior parte delle tecnologie contribuisca positivamente alla creazione di nuove occupazioni, ed infatti vi sono già alcuni ruoli in rapida crescita, spinti dalla tecnologia e dalla digitalizzazione. Al primo posto, tra le tecnologie destinate a creare posti di lavoro, si trovano i Big Data: si prevede, infatti, che l’occupazione di analisti e specialisti dei big data, specialisti dell’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale e professionisti della sicurezza informatica crescerà in media del 30% entro il 2027. La formazione dei lavoratori all’utilizzo dell’IA e dei big data sarà la priorità del 42% delle aziende intervistate dal WEF nei prossimi cinque anni, dopo il pensiero analitico (48%) e il pensiero creativo (43%). Il commercio digitale porterà maggiori incrementi di posti di lavoro: si prevedono circa 2 milioni di nuovi ruoli incentrati sul digitale, come specialisti dell’e-commerce, specialisti della trasformazione digitale e specialisti di marketing e strategia digitale. Allo stesso tempo, anche i ruoli in più rapida diminuzione sono spinti dalla tecnologia e dalla digitalizzazione, ad esempio, i ruoli impiegatizi o di segreteria, gli sportellisti di banca, cassieri e addetti all’inserimento dati, che dovrebbero diminuire più rapidamente.

L’intelligenza artificiale dovrebbe essere adottata da quasi il 75% delle aziende intervistate dal WEF e si prevede che ciò porterà a un elevato ricambio, con il 50% delle organizzazioni che si aspetta che ciò creerà una crescita dell’occupazione e il 25% che prevede invece che causerà perdite di posti di lavoro.

L’AI porta con sé trasformazione, limiti e rischi. Priva di empatia, di capacità di comprensione e pensiero critico, l’AI permette ad oggi di migliorare moltissime attività e prestazioni in termini di velocità, di sintesi ed elaborazione dati. Allora ci si chiede: qual è il compromesso tra l’intuizione umana e l’intelligenza artificiale per il mondo del lavoro?

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