L’ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE NELL’ERA DIGITALE: IL CASO GOOGLE

Tra maggio e giugno 2021 la società Google è stata aspramente multata dall’Antitrust italiana per abuso di posizione dominante nel mercato delle App e dall’Antitrust francese per abuso di posizione dominante nel mercato delle pubblicità online. Si tratta di importanti provvedimenti che dimostrano l’importanza della disciplina europea sulla concorrenza ed in particolare dell’art. 102 del TFUE anche nell’ambito del digitale.

La posizione dominante di Google

Al giorno d’oggi, Google LLC è una delle più grandi aziende informatiche a livello globale ed offre una vasta quantità di servizi online di cui tutti noi usufruiamo quotidianamente come il motore di ricerca Google, il sistema operativo Android, i servizi web YouTube, Gmail, Play Store, Google Traduttore, Google Maps e tanti altri. Inoltre, Google è gestore di un circuito pubblicitario online che consente agli inserzionisti di promuovere i propri servizi e ai proprietari di siti web di guadagnare pubblicando annunci pubblicitari sui loro siti. 

Risulta quindi chiaro che Google, si trovi in una situazione di posizione dominante nei settori in cui opera.

Per posizione dominante si intende il raggiungimento da parte di una impresa di una significativa quota di mercato del settore in cui agisce relativa alla produzione e vendita di beni e servizi. 

Tale posizione consente all’impresa che la detiene di operare sul mercato in maniera indipendente rispetto a concorrenti, fornitori e consumatori e quindi di trovarsi in una condizione di netta superiorità rispetto alle aziende concorrentidettando così essa stessa le regole di mercato, imponendo ad esempio alle altre aziende concorrenti un determinato prezzo e/o specifiche caratteristiche del prodotto.

Pertanto, la posizione dominante fa sorgere in capo al suo titolare una responsabilità “speciale” in quanto l’impatto di una sua condotta, di per sé lecita, avrà un effetto più significativo dell’effetto che avrebbe la medesima condotta tenuta da un operatore qualsiasi. L’impresa in posizione dominante ha dunque la responsabilità di non tenere un comportamento che in qualche modo scompagini lo svolgimento di una corretta concorrenza all’interno del mercato. 

L’ordinamento europeo non considera la posizione dominante di una o più imprese come una situazione illecita in quanto tale. Il raggiungere grandi dimensioni ed agire su larga scala o in più mercati non distorce la concorrenza di per sé, al contrario risulta essere a favore dei consumatori poiché significa che il titolare di tale posizione offre qualità e/o prezzo dei prodotti che soddisfano maggiormente le loro esigenze rispetto a quanto offerto dalle aziende concorrenti.

Risulta invece vietato l’abuso di tale situazione di posizione dominante: è illecito il comportamento di un’azienda dominante che sfrutti il proprio potere economico in modo da impedire ai concorrenti di operare regolarmente sul mercato provocando di conseguenza anche un danno ai consumatori.

Il riferimento normativo comunitario: l’art. 102 del TFUE

La principale fonte di regolamentazione della fattispecie di abuso di posizione dominante a livello comunitario è rappresentata dall’art. 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea il cui primo comma recita:

È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo”.

Pertanto, la ratio della norma è quella di punire quelle pratiche che, a prescindere dall’intenzionalità, stravolgono l’equilibrio della concorrenza a vantaggio dell’impresa dominante che le compie, la quale utilizza sistemi che fanno in modo che la concorrenza non sia più fondata sul merito e sulla qualità delle prestazioni e modifica così la struttura dell’offerta tanto da compromettere la libertà d’azione dei consumatori.

Infatti, le imprese dominanti, in virtù della posizione in cui si trovano, possono incidere negativamente sia sulle scelte dei concorrenti sia, di conseguenza, su quelle dei consumatori. Nello specifico si parla di: 

  • abuso di impedimento, quando la condotta è lesiva dei concorrenti e 
  • abuso di sfruttamento, quando danneggia la clientela.

Ed è proprio sulla base di una violazione dell’art. 102 del TFUE che l’azienda Google è stata più di una volta aspramente sanzionata dalle Autorità Antitrust per aver provocato importanti limitazioni della concorrenza nel mercato. A tal riguardo, nel 2021 si sono verificati due casi significativi che vedono protagonista l’azienda statunitense.  

Il caso italiano: l’abuso di posizione dominante di Google nell’accesso al mercato delle App

Nel maggio 2021, l’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in Italia, ha sanzionato le società Alphabet Inc. (Holding di Google LLC), Google LLC e Google Italy S.r.l. per violazione dell’art. 102 del TFUE costringendole al pagamento di una multa di oltre 102 milioni di euro per abuso di posizione dominante. 

Nello specifico, l’abuso di Google riguardava l’accesso al mercato delle App. Nel comunicato stampa del 13 maggio presente sul sito ufficiale dell’AGCM si legge: 

“Attraverso il sistema operativo Android e l’app store Google Play, Google detiene una posizione dominante che le consente di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali. Occorre ricordare che in Italia circa i tre quarti degli smartphone utilizzano Android. Inoltre, Google è un operatore di assoluto rilievo, a livello globale, nel contesto della cosiddetta economia digitale e possiede una forza finanziaria rilevantissima”.

Il caso di specie vedeva contrapposti Google e la società italiana Enel X, quest’ultima ha sviluppato l’App JuicePass con lo scopo fornire servizi relativi alla ricarica delle auto elettriche (ricerca di colonnine di ricarica, navigazione, prenotazione e gestione della sessione di ricarica), tuttavia tale App, nei due anni successivi alla realizzazione della stessa, non è stata presente su Android Auto, l’estensione di Android per le automobili di proprietà di Google che consente all’utente di utilizzare le app quando è alla guida.

La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha affermato che: “Per sviluppare app compatibili con Android Auto, gli sviluppatori utilizzano gli strumenti di programmazione resi disponibili da Google e non potrebbero utilizzarne altri. In altre parole, Google è la sola fonte degli strumenti di programmazione necessari per sviluppare app pubblicabili su Android Auto. Google si trova, pertanto, nella posizione di decidere quali app possono essere presenti su Android Auto e quali no, così frapponendosi tra gli sviluppatori e gli utenti finali”.

Infatti, Google, nonostante la richiesta di Enel X Italia, non aveva predisposto le soluzioni informatiche adeguate affinché JuicePass potesse essere disponibile su Android Auto ostacolando ingiustificatamente la possibilità per Enel X di vedere la propria App disponibile su tale piattaforma e di conseguenza impedendo ai consumatori di usufruire dell’applicazione stessa.

In questo modo Google ha favorito la propria app Google Maps, che può invece essere utilizzata su Android Auto e che fornisce, proprio come JuicePass, servizi funzionali alla ricarica delle auto elettriche.

Alla luce di ciò, l’Antitrust italiana ha affermato che la condotta posta in essere dal colosso statunitense costituisca un abuso di posizione dominante in violazione dell’articolo 102 del TFUE e pertanto ha: 

  • irrogato una sanzione di € 102.084.433,91, 
  • obbligato Google a porre immediatamente fine a tali comportamenti distorsivi della concorrenza e ad astenersi in futuro dal porre in essere comportamenti analoghi, inoltre
  • imposto a Google di mettere a disposizione di Enel X strumenti per la programmazione di applicazioni in modo che anche la sua App proprietaria possa essere disponibile su Android Auto.

Il caso francese: l’abuso di posizione dominante di Google nella pubblicità online

Un mese dopo la sanzione irrogata dall’AGCM Italiana, anche l’Antitrust francese ha multato per 220 milioni di euro Google per abuso di posizione dominante, stavolta nell’ambito del digital advertisement.

La sanzione è sopraggiunta a seguito di azioni legali avviate, già nel 2019, dai tre gruppi di media News Corp, il giornale Le Figaro e il gruppo Rossel La Voix che hanno accusato Google di avere un monopolio sulle vendite di annunci pubblicitari online.

Nello specifico, Google è proprietario di DFP (Double Click for Publishers) che è proprio il sistema con cui editori di siti e app possono vendere i propri spazi pubblicitari e di AdX (Google Ad Exchange) una piattaforma online in cui, attraverso un sistema di aste, editori e inserzionisti si incontrano e contrattano sugli spazi pubblicitari. 

Secondo l’Autorità francese Google avrebbe approfittato di questa situazione e dei dati raccolti attraverso i propri servizi per riservare un trattamento preferenziale alle sue piattaforme DFP e AdX incoraggiando gli inserzionisti a scegliere le proprie offerte a discapito dei suoi competitor nel mercato dell’adv online. 

In questo modo la società statunitense, approfittando della propria condizione di dominio nei server pubblicitari per siti e App, ha non solo penalizzato la concorrenza nel mercato della pubblicità online, ma ha anche aumentato la sua stessa posizione dominante.

Il provvedimento preso dall’Autorità francese risulta essere estremamente rilevante in quanto si tratta di uno dei primi casi mondiali in cui l’Antitrust interviene nel mondo delle pubblicità online. Infatti anche la Presidente dell’Autorità della concorrenza francese, Isabelle de Silva, ha dichiarato che: “La decisione di sanzionare Google ha un significato molto speciale perché è la prima decisione al mondo per indagare su processi algoritmici complessi”.

In conclusione, Google ha accettato di pagare tale multa, ha dichiarato che cambierà le proprie condotte e ha individuato degli impegni vincolanti per tre anni per facilitare i concorrenti nel mercato delle pubblicità online. 

Si tratta di impegni vincolanti solo in Francia, ma che Google potrebbe utilizzare come modello per risolvere controversie analoghe anche in altri Paesi.

Questo articolo è stato scritto da un’articolista di DirittoConsenso, partner di LegalTech Italia.

Bibliografia

https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:2bf140bf-a3f8-4ab2-b506-fd71826e6da6.0017.02/DOC_2&format=PDF

https://www.agcm.it/media/comunicati-stampa/2021/5/A529

https://www.agcm.it/dotcmsdoc/allegati-news/A529_chiusura.pdf

https://www.ilsole24ore.com/art/google-paga-220-milioni-multa-all-antitrust-francese-AESyEhO?refresh_ce=1

Per approfondire l’argomento Art. 102 TFUE e AGCM, è possibile leggere altri due articoli pubblicati su DirittoConsenso ai seguenti link:

“Antitrust: come funziona e cosa fa?” https://www.dirittoconsenso.it/2018/11/08/antitrust-cosa-fa/

“Introduzione al diritto antitrust europeo” https://www.dirittoconsenso.it/2021/04/26/introduzione-diritto-antitrust-europeo/

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