La pirateria di contenuti digitali rappresenta da anni una minaccia costante ma sottovalutata alla salvaguardia del diritto d’autore. Gli strumenti legislativi messi a punto dall’ordinamento non si sono dimostrati sufficientemente repressivi di tali condotte, che, soprattutto durante lo scorso lockdown, hanno conosciuto un significativo aumento, con ingenti danni economici, tale da spingere le istituzioni a ripensare ad un tempestivo intervento.
Cos’è la pirateria di contenuti digitali
Nell’era dello streaming, dei download, delle visualizzazioni e delle digitalizzazioni di contenuti diventa più che mai necessario proteggere il diritto d’autore da quel complesso di condotte illecite che eludono i metodi di streaming regolari, non rispettando quindi il relativo copyright, e che rientrano nel concetto di pirateria di contenuti digitali. Infatti, stando alle stime della Commissione Europea sono 33 i settori economici all’interno dell’Unione Europea considerati ad alta intensità di diritti d’autore, comportanti circa 7 milioni di posti di lavoro pari al 3% degli occupati UE[1].
Questi dati testimoniano il vasto impatto che la pirateria di contenuti digitali potrebbe avere se non viene prontamente arginata. Essa, in breve, è considerata come l’”attività di chi, ottenendo illegalmente accesso a reti di informazione e archivi di dati informatici, copia programmi o dati riservati, oppure inserisce delle modifiche nella documentazione per ricavarne vantaggi illeciti”[2].
Forme di pirateria informatica
All’interno della categoria della pirateria informatica sono racchiuse condotte molto diverse come, ad esempio, la pirateria domestica, consistente nella duplicazione di software, video, musica e materiale coperto da diritto d’autore in ambiente domestico tramite masterizzazione e successiva divulgazione ad una ristretta cerchia di persone; o ancora l’underlising, vale a dire l’installazione di software su un numero di terminali maggiore rispetto a quello consentito dalla licenza d’uso; così come l’hard disk loading (vendita di PC su cui sono installati software contraffatti da parte della stessa azienda addetta alla vendita della macchina) e la contraffazione del software (vendita di copie di software piratato, imitandone il packaging e il confezionamento originale). Da ultimo vi è la pirateria online, la quale in realtà altro non sarebbe che una modalità di svolgimento della stessa attività illecita e che, proprio perché sfrutta le infinite potenzialità di internet per mettere a disposizione degli utenti ogni tipo di contenuto audiovisivo, è in assoluto la forma di pirateria più diffusa e sulla quale vale maggiormente la pena soffermarsi[3].
Come viene sanzionata la pirateria di contenuti digitali
La sempre maggiore diffusione di tale fenomeno tra i naviganti sul web ha così portato ad un intervento normativo. Secondo l’art. 174 ter della Legge sul diritto d’autore (L. n. 633/1941), chi esegue il download di un file protetto da copyright viene sì punito ma solamente con una sanzione economica tra 134 e 1032 euro, a seconda della quantità di materiale illecitamente scaricato.
Per dirla in parole semplici, in tale fattispecie rientra la comune situazione dell’utente che, non disponendo dell’apposito servizio in abbonamento e per ottenere un risparmio di spesa, approfitta di canali digitali alternativi per usufruire, sia scaricandoli che guardandoli solo in streaming, dei contenuti più disparati come ad esempio film, musica, partite sportive.
Ben più grave è invece il comportamento di chi non si limita ad usufruire di contenuti immessi nel sistema da altri, ma condivide per primo su internet un download eseguito illegalmente.
Pertanto, la stessa Legge sul diritto d’autore all’art. 171 ter lett. a) e a) bis introduce una nuova forma di illecito penale per chi compie azioni di file sharing rispettivamente con o senza finalità di lucro.
Nello specifico, se il soggetto agisce con l’intento di ottenere un profitto da tale attività, il giudice disporrà la pena della reclusione da sei mesi a tre anni ed una multa compresa tra i 2.582 a 15.493 euro; mentre qualora tale finalità sia mancante, sebbene la condotta resti reato, verrà applicata la sola pena della multa (da 51 a 2065 euro), con possibilità però di aumento (con reclusione fino ad un anno o multa non inferiore a 516 euro) se il reato è commesso su un’opera altrui non destinata alla pubblicità, ovvero con usurpazione della paternità dell’opera (o con deformazione, mutilazione o altra modificazione dell’opera medesima) qualora ne risulti un’offesa all’onore o alla reputazione dell’autore.
Chiaramente è bene non fare confusione: l’attività di file sharing non è di per sé sanzionata, lo è se il suo oggetto è stato ottenuto contravvenendo le regole a tutela del diritto d’autore.
La diffusione della pirateria di contenuti digitali in Italia
Come facilmente intuibile, tali condotte coinvolgono una nutrita fetta di internauti, che spesso ne ignorano o sottovalutano l’illiceità dedicandosi senza scrupoli alla pirateria musicale, cinematografica, editoriale, satellitare o videoludica.
Infatti, secondo l’indagine condotta dalla FAPAV (Federazione italiana per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) nel 2019 la pirateria di contenuti audiovisivi in Italia coinvolgeva il 37% della popolazione di internet, dato salito al 40% durante il solo lockdown dello scorso anno dovuto alla pandemia da Covid-19.
Il contenuto più diffuso è rappresentato dai film (31% del totale sia nel 2019 che durante la quarantena del 2020), seguiti da serie/fiction (rispettivamente 23% e 24% nelle due annate), programmi tv (con un incremento durante il lockdown dal 17% al 22%) e sport live (che chiaramente è passato dal 10% nel 2019 allo 0% in quarantena a causa del fermo di tutte le attività sportive)[4].
L’aumento di tale fenomeno durante dei mesi in cui quasi l’intera popolazione, soprattutto i più giovani, passava la maggior parte del proprio tempo in casa è facilmente immaginabile e spiegabile. Tuttavia, quello che forse è meno noto è il danno all’economia italiana che questo significativo aumento di casi di pirateria di contenuti digitali ha causato in soli due mesi. Si è stimata infatti una perdita di quasi un miliardo e cento milioni di euro, avente un impatto negativo sul Pil di quasi 500 milioni di euro e mancati introiti nelle casse dello Stato per 200 milioni di euro. Senza contare che ovviamente più utenti usufruiscono di tali canali illeciti e più vengono messi a rischio posti di lavoro nei settori interessati.
A maggior ragione tale dato preoccupa se si considera che, sempre secondo quanto riporta la FAPAV, circa il 45% dei pirati di contenuti digitali considera nullo o comunque basso il rischio di essere scoperti ed andare incontro a sanzioni.
Ciò dimostra come forse gli strumenti normativi presenti nel nostro ordinamento e i controlli richiesti non siano sufficienti per arginare significativamente tale fenomeno.
Una prospettiva ottimistica contro la pirateria di contenuti
Tuttavia, vi sono anche dei dati che lasciano ben sperare sul contrasto alla pirateria di contenuti digitali.
Infatti, il periodo post-lockdown ha segnato una diminuzione di tale fenomeno che è tornato ai livelli pre-pandemici, restando però ancora troppo elevato e preoccupante. Arrivano quindi segnali positivi sul fronte normativo soprattutto dopo l’adozione lo scorso agosto dello schema di decreto legislativo da parte del Consiglio dei ministri in ricezione della Direttiva UE 790/2019 avente proprio il primario obiettivo di rafforzare la tutela del diritto di autore e degli artisti in modo da salvaguardare il loro “gesto creativo” e “valore autoriale” “anche attraverso una maggiore trasparenza da parte delle piattaforme digitali dell’opera creativa”[5].
Accolta positivamente è stata anche l’introduzione nel “Decreto Rilancio” di una disposizione che estende le competenze dell’Agcom ai servizi di messaggistica istantanea che utilizzano, anche indirettamente, risorse di numerazione locale per compiere violazioni del diritto d’autore e dei diritti connessi[6]. Questa, invero, a detta del Segretario generale della FAPAV Federico Bagnoli Rossi, potrebbe essere l’occasione per rendere più incisivi ed effettivi i controlli, rendendo centrale il ruolo dell’Agcom nel contrasto alla pirateria[7]. Lo stesso Decreto ha inoltre ripristinato l’incisivo potere di Agcom di comminare sanzioni per chi non rispetta l’obbligo imposto di rimozione dei contenuti diffusi illecitamente.
Se infatti, come visto, emerge una scarsa o comunque non significativa percezione del rischio da parte dei pirati digitali, questo dipende dall’insufficienza fino a questo momento di politiche sanzionatorie e di vigilanza. Si auspica quindi un tempestivo intervento che davvero segni un’inversione di rotta rispetto alla tendenza registrata finora.
Il progetto ETIQMEDIA come per il contrasto alla pirateria digitale
Nella stessa direzione si segnala un progetto che, sebbene di matrice spagnola, è stato finanziato a livello europeo e quindi coinvolge tutti i Paesi membri nella lotta alla pirateria di contenuti digitali. Esso è stato completato nel febbraio 2020 ed è stato denominato ETIQMEDIA dal nome dell’host del progetto.
La vera innovazione di tale sistema consiste nel combinare insieme per la prima volta varie tecnologie quali il riconoscimento vocale, l’elaborazione delle immagini e l’analisi semantica dei testi al fine di contrastare in modo più preciso e veloce la pirateria di contenuti digitali.
Si tratta di un circuito che viene instaurato con il cliente che pubblica contenuti online: questi infatti rivela i canali mediatici autorizzati ad usarne i contenuti e successivamente la piattaforma cerca ed analizza l’uso non consentito, dandone avviso al cliente. L’utilizzo di tali avanzati strumenti tecnologici consente così di sostituire i servizi attuali che sono basati sul controllo manuale da parte degli operatori delle violazioni al diritto d’autore. Tale progetto, se correttamente sviluppato e messo in pratica dagli Stati, può segnare un effettivo salto di qualità proprio in quella rete di controlli che, come segnalato, si rivela carente e non preparata alle sempre più raffinate forme messe a punto dai pirati digitali per eludere le normative a tutela del copyright.
Conclusioni
Quello che emerge, quindi, da questa analisi è la nascosta ma preoccupante piaga della pirateria di contenuti digitali che, passando spesso inosservata, finisce per insediarsi nel tessuto economico del Paese.
Invero, la battaglia contro la pirateria digitale non è solamente una questione morale e di rispetto del lavoro degli autori di tali contenuti, ma ha a che fare anche con la salvaguardia dell’intera economia nazionale ed europea. Come visto, infatti, viene messo a rischio il lavoro e l’arte di migliaia di individui e vengono sottratte risorse ingenti alle casse dello Stato.
Si richiede sicuramente una maggiore consapevolezza ed educazione civica sul tema; proprio a questo mirano i recenti provvedimenti e progetti avviati prima a livello europeo, con la Direttiva UE 790/2019 e l’innovativo progetto ETIQMEDIA, ed ora anche a livello nazionale con il “Decreto Rilancio”. Bisognerà, tuttavia, attendere ancora per capire se effettivamente saranno implementati in modo efficiente e se riusciranno a preservare i contenuti audiovisivi dagli insistenti attacchi degli internauti abusivi.
Questo articolo è stato scritto da un’articolista di DirittoConsenso, partner di LegalTech Italia.
Bibliografia
“Pirateria online: tra abitudini ancestrali e nuove strategie di lotta”, https://www.altalex.com/documents/news/2016/03/03/pirateria-online.
“Come contrastare la pirateria digitale in Itali”, https://www.consumatori.it/telefonia/pirateria-digitale-italia/.
“Diritto d’autore, cambiano le regole: multe in arrivo per le violazioni via Telegram & co”, https://www.corrierecomunicazioni.it/media/diritto-dautore-cambiano-le-regole-multe-in-arrivo-per-le-violazioni-via-telegram-co/.
“Nel lockdown esplosione della pirateria di film e serie tv: i ragazzi dai 10 ai 14 anni compiono 40 milioni di atti illeciti all’anno”, https://www.lastampa.it/economia/2020/07/09/news/nel-lockdown-esplosione-della-pirateria-di-film-e-serie-tv-1.39062910.
[1] Fonte: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/copyright.
[2] Dalla definizione di “pirateria informatica” contenuta in Enciclopedia Treccani, https://www.treccani.it/enciclopedia/pirateria-informatica_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/.
[3] Per un maggiore approfondimento proprio sul tema della pirateria informatica e, nello specifico dello streaming illegale e delle sue caratteristiche, si veda “Lo streaming illegale”, su questo sito, 25 febbraio 2021, disponibile su https://www.dirittoconsenso.it/2021/02/23/lo-streaming-illegale/ .
[4] Fonte: Osservatorio | FAPAV.
[5] Vedi Comunicato stampa del Ministro Dario Franceschini, in https://cultura.gov.it/comunicato/21113.
[6] Decreto-legge “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, 19 maggio 2020, n. 34, in GU Serie Generale n.128 del 19-05-2020 – Suppl. Ordinario n. 21.
[7] Vedi “Commento FAPAV sull’approvazione dell’emendamento al Decreto Rilancio in materia di tutela del Diritto d’Autore”, in https://fapav.it/decreto-rilancio-in-materia-di-tutela-del-diritto-dautore/.