Legaltech: il settore legale è tecnologico

Nel lavoro legale emerge la necessità di ripensare al proprio ruolo in rapporto alla tecnologia, considerando collaborazioni multidisciplinari per stare al passo con le innovazioni digitali presenti nelle nostre vite. Con questo obiettivo il settore Legaltech punta a integrare la tecnologia all’interno della professione legale in maniera sempre più profonda, aggiornando competenze e innovando i servizi.

Introduzione

Buona parte delle classi professionali ha visto, nel corso degli ultimi decenni, un adattamento delle proprie mansioni al contesto tecnologico, con benefici e rischi associati. L’emergere di nuove pratiche trainate dalla tecnologia ha portato a evoluzione uno scenario dalla quale nascono nuove esigenze, che potranno essere soddisfatte efficacemente se le capacità e le competenze professionali saranno in simbiosi con il consolidarsi dell’innovazione tecnologica. Anche nel lavoro legale emerge sempre di più la necessità di ampliare le proprie conoscenze e rimodellare le funzioni classiche, fino a considerare collaborazioni multidisciplinari a sostegno della risoluzione di problemi complessi. Un settore nuovo, nato dalla sinergia tra tecnologia e settore legale, è quello delle Legal Technology (abbreviato Legaltech), che punta ad integrare la tecnologia nell’attività giuridica

L’obiettivo è quello di velocizzare e rendere più produttiva l’attività dei professionisti, avviando contaminazioni disciplinari che trovano il loro collante nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. 

Il nesso tra tecnologia e settore legale è legato, in primis, ai processi di innovazione digitale che hanno un impatto rilevante sulla vita della collettività e che in gran parte dei contesti hanno bisogno di essere supportati da servizi legali nuovi e molto specifici, sempre più spesso intercettati da start up innovative. Sono sempre di più gli ambiti dove si fa avanti la necessità di modernizzare la funzione legale, includendo il bisogno di innovare attraverso l’utilizzo dei dati, oltre al doversi dimostrarsi adattivi ad un contesto tecnologico altamente mutevole. 

Il legame tra professione legale e tecnologia va anche oltre il semplice affiancamento, sconfinando nel tema dell’intelligenza artificiale. L’impiego di una tecnologia specifica come strumento a supporto degli operatori del diritto è ancora un fenomeno in fase embrionale, soprattutto nel contesto europeo, anche se il tema è destinato ad essere approfondito nei prossimi decenni. Le soluzioni automatizzate dovrebbero essere riempite di conoscenza legale e non possono sostituire la funzione sociale dell’Avvocato, considerata la capacità e l’applicazione razionale e ragionevole della norma adatta ad un determinato fatto o evento specifico e concreto. L’influenza della tecnologia sul settore legale farebbe emergere piuttosto la figura dell’avvocato tecnologico, con il compito di esaminare le implicazioni legali delle soluzioni tecnologiche. È una sfida professionale, in quanto la tecnologia si muove molto più velocemente rispetto alla legge.

Il giurista del futuro

Nella professione legale l’innovazione digitale prenderà sempre più piede, modellando la fisionomia del giurista del futuro, come suggerito dall’esperto di digitalizzazione Richard Susskind. Quest’ultimo ha dichiarato che sentirsi minacciati dalla tecnologia è sbagliato, in quanto si tratta di un processo inevitabile che conviene accogliere come sfida e opportunità per indirizzare il futuro nella giusta direzione. 

Le prime innovazioni legaltech cercavano di superare inefficienze legate a procedimenti eccessivamente macchinosi, affiancati da lunghe tempistiche burocratiche, automatizzando i compiti meramente compilativi, semplici ma lenti. Nascevano così tecnologie software a supporto degli studi legali, che consentono una gestione digitalizzata di alcune fasi del lavoro, al fine di semplificare le procedure e aumentare l’efficienza dei servizi con un loro più accurato monitoraggio. In questo modo il professionista può avere più tempo da dedicare alle specificità di ciascun cliente, offrendo un’assistenza più personalizzata, che può rappresentare un fattore di differenziazione e di qualità nel lavoro. Ma non si tratta solo di un’agevolazione strutturale. 

È altresì richiesta assistenza altamente qualificata su questioni innovative, come la responsabilità nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, le azioni di marketing basate sui dati e la pervasività degli strumenti digitali nell’ambito delle interazioni personali. 

Nell’adozione di strumenti legaltech conta anche un certo tipo di orientamento. Ci sono due principali correnti d’opinione: 

  • da un lato ci sono avvocati che preferiscono non utilizzare tecnologie che possano modificare l’approccio al proprio lavoro, in quanto convinti che il loro prendere piede possa destabilizzare il settore e i professionisti che vi lavorano. La c.d. Industria legale è considerata una realtà di stampo conservatrice e tradizionalista; la consulenza giuridica, per decenni, ha presentato pochissime innovazioni. 
  • Dall’altro lato c’è chi guarda all’innovazione tecnologica senza paura ma, anzi, la considera come un’opportunità per gli avvocati, che avrebbero modo di impiegare il loro tempo in parti del lavoro più significative rispetto a quelle che possono essere coperte dai processi automatizzati. In questo modo gli avvocati possono – e anzi, sono chiamati – a diventare gli osservatori dell’output tecnologico, con funzioni di sviluppo del design dei sistemi (legal design) e la possibilità di ritagliarsi un ruolo nuovo[1]. Il tradizionale rapporto di fiducia tra avvocato e cliente non dovrebbe essere minato dal supporto di soluzioni legaltech ma anzi, il legame potrebbe beneficiare della rispondenza agli stimoli offerti dalla digitalizzazione.

Negli ultimi anni c’è stato un significativo incremento nello sviluppo delle realtà legaltech, alcune delle quali hanno iniziato a basarsi sulla combinazione di processi complessi come gestione dei big data, intelligenza artificiale, machine learning e blockchain. Queste integrazioni hanno portato su un altro livello il settore legaltech, offrendo concrete opportunità di cambiamento nelle pratiche tradizionali, che vanno dalla misurazione dell’efficienza di procedure specifiche, all’automatizzazione dei processi che risultano più ripetitivi a basso impatto intellettuale, con l’obiettivo di dimezzare tempi e costi. La parte più ricettiva e sensibile all’evoluzione tecnologica del settore legale tenta di eseguire la trasformazione digitale per semplificare le operazioni di routine, offrendo miglioramenti, sia sul fronte dell’offerta per i professionisti sia per lo sviluppo di servizi per i clienti.

Servizi legali: approccio nuovo e contaminazioni multidisciplinari

Con l’obiettivo di modernizzare il settore della consulenza legale e stimolare la concorrenza, paesi come il Regno Unito e Australia, hanno eliminato il monopolio della professione legale sui servizi di consulenza. Vengono create così le Alternative Business Structure (ABS), che consentono ai non avvocati di avere partecipazioni finanziarie all’interno degli studi legali. Infatti, dalla liberalizzazione nascono società le cui proprietà esulano dal campo strettamente legato alla professione legale, per affermare un approccio multidisciplinare ed offrire servizi in maniera del tutto inedita[2].

Si tratta di uno dei cambiamenti che ha contribuito a rendere possibile la fornitura di servizi legali su Internet.

Il Regno Unito ha aperto per primo in Europa all’orientamento al business e alla de-regulation dei servizi legali, attuata grazie al “Legal Service Actdel 2007, che ha come obiettivo quello di ampliare le scelte disponibile ai consumatori, favorendo così lo sviluppo di inedite modalità di erogazione dei servizi legali[3]. I cambiamenti apportati dalla riforma sono riscontrabili attraverso l’inedita offerta di servizi legali nel Regno Unito. Con un nuovo regime normativo, i fornitori legali non tradizionali hanno consentito agli avvocati di unirsi in una struttura aziendale con professionisti di altri settori, instaurando una particolare sinergia con il comparto ICT. Il tentativo di trasformare nasce da chi cerca di rinnovare le pratiche e stare al passo con le esigenze dei clienti, che spesso si tengono lontani dalla consulenza a causa di costi eccessivi, che la rendono un servizio molto “esclusivo”. Ma si tratta di un cambio di mentalità molto difficile. Il monopolio legale sulla proprietà delle strutture che offrono i servizi viene giustificato sulla base dell’affidabilità; in molti casi l’innovazione è sentita come una minaccia, un discredito che colpirebbe l’etica lavorativa che enfatizza lo status dell’occupazione come professione piuttosto che come impresa. 

Uno dei principali timori è che un connubio troppo stretto tra professione e tecnologia potrebbe generare errori etici e finanziari. Anche agli stessi clienti non risulta sempre facile fidarsi di servizi erogati da piattaforme online che non prevedono l’interazione umana. Se per alcuni sdoganare il cambiamento sarebbe di interesse pubblico, per altri le conseguenze potrebbero essere invece del tutto negative. 

Tecnologia e servizi legali: nascono gli ALSP

Anche grazie alla caduta del monopolio sulla consulenza legale, dal decennio scorso si assiste alla proliferazione degli “Alternative Legal Service Providers” (ALSP), società che erogano servizi legali “alternativi” attraverso un modello non tradizionale di assistenza, in cui avvocati lavorano fianco a fianco ad esperti di tecnologia, analisti e project managers

La creazione di ALSP è guidata dalla necessità di innovare attraverso l’acquisizione di competenze specialistiche, risparmio sui costi e sviluppi normativi. La tecnologia viene inquadrata come catalizzatore per la messa a punto di servizi che puntano alla scalabilità dell’offerta e permettono di assumere compiti diversificati e più complessi. Oggi esistono migliaia di ALSP che sfruttano le applicazioni mobili per fornire servizi legali a consumatori e piccole imprese, attraverso una modalità di fornitura efficiente e veloce, molto simile ad una delivery commerciale. I servizi sono erogati attraverso prestazioni digitali ed affrontano processi di automazione e abbattimento dei costi, analoghi a quelli che da decenni si trovano in altri contesti[4].

Oggi, le start up che sviluppano strumenti legaltech cercano di venire incontro alla necessità di innovare alcune pratiche tradizionali, sia a “causa” dell’importanza crescente della tecnologia nella vita quotidiana, sia per mezzo di essa e della rete Internet, che si configura come “nuovo” luogo di interazione e di mercato. Il ventaglio di offerte è vario: c’è chi offre servizi legati alla privacy, chi si occupa di diritto d’autore, chi acquisisce prove digitali per avviare procedimenti legali e molto altro. Tra le maggiori aree di sviluppo del settore legaltech c’è quella dei servizi c.d. “law driven”: GDPR compliance, digital reputation e tutela IP e molto altro. Ma ci sono anche dei veri e propri marketplace che offrono consulenza specifica su questioni che coinvolgono l’ambito legale nell’ecosistema digitale.

L’idea centrale è quella di un prodotto legale “fai da te” in cui tutti sono abilitati ad ottenere delle risposte con l’ausilio della tecnologia. 

Conclusioni

C’è una crescente necessità di dotare il mercato legale della capacità di intercettare i trend contemporanei per ottimizzarne il valore attraverso nuovi servizi, migliorare quelli più tradizionali e innovare le modalità con cui i professionisti possono raggiungere i clienti (e viceversa). Per il mercato legale l’iniezione tecnologica non vuol dire solo alfabetizzazione informatica e processi telematici, ma rinnovata importanza della rete come luogo di incontro tra la domanda e l’offerta dei servizi, fino ad arrivare a prestazioni erogate direttamente attraverso essa. 

Più di recente, la pandemia da Covid-19 ha stimolato la crescita del settore legaltech: questo perché i servizi digitali, in tempi in cui il contatto diretto è per necessità scoraggiato, sono investiti dalla responsabilità di riuscire a garantire soluzioni efficienti per il soddisfacimento delle necessità espresse dalla collettività.

Questo articolo è stato scritto da un’articolista di DirittoConsenso, partner di LegalTech Italia.

Sitografia:

C.Aparo, “Legaltech: percezione e prospettiva italiana”, 26 febbraio 2021, Dirittoconsenso.it: https://www.dirittoconsenso.it/2021/02/26/legaltech-percezione-e-prospettiva-italiana/ 

C. Morelli, “Legal innovation: ecco i nuovi trend da Londra”, 28 ottobre 2019, Altalex.com: https://www.altalex.com/documents/news/2019/10/28/legal-innovation-nuovi-trend-da-londra

C. Bussi,  Intervista a Richard Susskind “Concorrenti Law Cost e Super Tecnologie sfidano l’Avvocato”, 8 maggio 2018,  Il Sole24Ore : https://www.ilsole24ore.com/art/concorrenti-low-cost-e-super-tecnologie-sfidano-l-avvocato–AEjpTUhE?refresh_ce=1

M.Cohen, “Laws emerging élite: enterprise legal service providers” Part 2”, 15 agosto 2020,  Legalbusinessworld.com: https://www.legalbusinessworld.com/post/2019/04/17/laws-emerging-elite-enterprise-legal-service-providers-part-2 

[1] R. Giuliani, “Il legal design: la semplificazione del mondo legale”, 22 aprile 2020, DirittoConsenso: https://www.dirittoconsenso.it/2020/04/22/legal-design/

[2] Per approfondire il tema delle “Alternative Business Structures” si veda: Chambers Student UK”, https://www.chambersstudent.co.uk/where-to-start/newsletter/alternative-business-structures

[3] Per approfondire il Legal Service Act: https://www.legislation.gov.uk/ukpga/2007/29/contents

[4] Per approfondire sugli ALSP: “Perché i fornitori di servizi legali alternativi sono in aumento” su Ey.com: https://www.ey.com/it_it/tax/why-alternative-legal-service-providers-are-on-the-rise

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