LEGALTECH: PERCEZIONE E PROSPETTIVA ITALIANA

Come si sta evolvendo il mercato del legaltech in Italia e come si prospetta il loro futuro?

Il mercato delle legaltech si allarga e si arricchisce di nuovi operatori di anno in anno, riflettendo la necessità di un cambiamento profondo del settore legale. Se volgessimo per un attimo lo sguardo al passato apparirebbe chiaro come le nuove tecnologie hanno scardinato ed innovato profondamente i settori più disparati; pensiamo, ad esempio, a come la tecnologia ha innovato il mondo dei servizi finanziari, il settore del commercio e come si stia modificando anche quello assicurativo.

In questo panorama, carico di opportunità, è interessante analizzare come viene percepita la digitalizzazione e come si prospetta il futuro del legaltech nel nostro Paese. In altri termini, qual è lo stato dell’arte in Italia e quali le prospettive?

Indice degli argomenti

  • Introduzione
  • Legaltech: una definizione
  • Legaltech: la percezione italiana
  • Legaltech in Italia: quali sono le aree di maggior interesse?
  • Legaltech: la prospettiva italiana
  • Riflessioni conclusive

Introduzione

Oggi la digitalizzazione sta iniziando a pervadere tutti i settori, pensiamo, ad esempio, al mondo fintech[1] e al mondo proptech[2] in cui i servizi tradizionali accompagnati dalle giuste tecnologie hanno dato un forte impulso a tali ambiti. Il diritto non fa e non deve fare eccezione.

Invero, l’ingresso della tecnologia nel mondo dei servizi e della professione forense sta ridisegnando il volto del panorama giuridico italiano, europeo e mondiale grazie a strumenti innovativi più o meno complessi che spaziano dall’utilizzo dei big data, dell’intelligenza artificiale e del machine learning senza dimenticare chi si occupa di contract automation, legal design e giustizia predittiva.[3]

In un contesto così delineato appare doveroso volgere lo sguardo sul nostro Paese per capire come le realtà legaltech vengono percepite da un lato dai professionisti forensi e, dall’altro, dai clienti finali come possono essere privati, società, enti etc.. e quali sono le prospettive future per lo sviluppo di tale settore.

Legaltech: una definizione

Prima di addentrarsi nell’analisi dello stato dell’arte delle legaltech in Italia è fondamentale sapere di cosa si parla e, conseguentemente, rispondere alla domanda chiave: “che cosa si intende con il termine legaltech?”

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, il termine legaltech non riguarda le normative disciplinanti le nuove tecnologie né tantomeno attiene a quelle branche del diritto che si occupano di tematiche legate allo sviluppo della tecnologia.

Ciò detto e premesso che non esiste una definizione univoca di legaltech, tale espressione indica un vero e proprio settore economico costellato di società che producono ed offrono servizi giuridici per studi legali, avvocati, cittadini, enti, società etc.. applicando la tecnologia al settore legale.[4] Anche se, come sottolinea l’Avv. Nicolino Gentile di BLB Studio legale, “all’estero il termine legaltech ha una portata più ampia e non si esaurisce nell’automatizzazione di task forensi, ma ricomprende tutte le soluzioni tecnologiche che forniscono all’utilizzatore finale un prodotto con un valore giuridico e legale”.

In altri termini, si parla di legaltech quando la tecnologia viene utilizzata da compagnie, studi legali stessi o team legali al fine di facilitare i processi interni e di migliorare la loro efficacia. L’obiettivo delle legaltech è dunque quello di semplificare le operazioni, ottimizzare i flussi di lavoro attuali e migliorare la gestione complessiva delle conoscenze e delle informazioni che già esistono negli studi legali o nelle società.[5]

Legaltech: la percezione italiana

È preliminare segnalare le peculiarità del mercato dei servizi legali italiani. Invero, il bel paese vanta un numero di avvocati di gran lunga superiore alla media europea (ad oggi contiamo sul territorio nazionale più di 240.000 avvocati) di cui però solo una modesta percentuale genera profitti rilevanti. Inoltre, a differenza di altri sistemi giuridici, ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, la realtà italiana è piuttosto ancorata a modalità tradizionali di svolgimento della professione. Ad esempio, non è ancora diffuso il lavoro in team, gli studi professionali associati rappresentano una piccola parte del totale, l’avvocato spesso esercita da solo e qualche volta semplicemente condivide i costi dell’ufficio, molta parte dei professionisti si occupano soltanto di questioni giudiziali e molto poco di consulenza alle imprese.

È, probabilmente, per questo che il mercato delle legaltech italiano è ancora timido e presenta numeri ancora contenuti. A riprova di quanto appena detto, è bene segnalare che, in uno studio pubblicato dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale[6], viene data testimonianza della diffidenza che gli studi legali riservano, in generali, alle soluzioni legaltech. In questo lavoro si legge, infatti, che gli studi legali sono i soggetti che investono meno, in media, in innovazione e che molti hanno dichiarato di voler ridurre ulteriormente i loro budget (si pensi che uno studio su quattro intende addirittura dimezzarlo).

Lo scenario ora illustrato pare però andare in contrasto con quelle che sono le linee di sviluppo, in generale, e le aperture da parte del legislatore italiano che, a partire dal D.L. 179/2012, ha inteso agevolare la creazione e gli investimenti privati in startup innovative. Alla luce di ciò, la mancata proliferazione delle start-up legaltech non è da imputare ad una questione legislativa quanto, piuttosto, alla chiusura del mercato di riferimento, ossia quello dei servizi legali. In verità, queste difficoltà a decollare si registrano in tutto il comparto finanziario legato alle startup che, negli ultimi due anni si attesta su circa 700 milioni di euro (Fonte, Startupitalia, a fronte di numeri ben più elevati che si riscontrano altrove (rimanendo in Europa, UK, Germania e Francia, in pimis).

Ciononostante, è importante evidenziare alcuni segnali positivi che possono essere riscontrati. Il settore del legaltech italiano, seppur contenuto, è un settore diversificato in cui ogni attività si è ricavata una nicchia specifica in cui lavorare (cfr. “Mappa LTI https://www.legaltechitalia.eu/maps/).

Queste realtà hanno il pregio di testimoniare la voglia di integrazione crescente tra sviluppatori, avvocati, studi legali e notai e la coscienza dei medesimi di potere e dovere fare di più nell’ambito della innovazione nel settore legale.

Se da un lato la parziale chiusura del mercato e la carenza di stakeholder istituzionali non è di poco momento (il che, certo, non induce gli investitori ad approfondire), queste timide aperture fanno ben sperare.

In aggiunta, nell’ultimo periodo si è registrato un nuovo trend che vede protagonisti i fondi di venture capital che stanno focalizzando sempre più il loro interesse verso il settore delle legaltech. Si tratta principalmente di club deal, non di fondi di investimento, che raccolgono risorse da privati per poi investirli nell’individuazione e nell’investimento in soluzioni legaltech.[7]

Legaltech in Italia: quali sono le aree di maggior interesse?

Le aree giuridiche in cui si concentra l’attività di servizi legaltech sono quelle che interessano la protezione della proprietà intellettuale, la protezione della privacy e di compliance con il GDPR, la tecnologia blockchain, le firme elettroniche e l’analisi e redazione automatica di documenti contrattuali.

A maggior chiarimento, è bene distinguere tra i servizi pensati per i professionisti legali, per le società e per i privati.

Per quel che riguarda la prima categoria, i professionisti legali (avvocati, in house counsel, notai, magistrati, cancellieri etc…) le legaltech hanno il precipuo scopo di efficientare e velocizzare il loro lavoro grazie, ad esempio, all’automatizzazione, agli assistenti legali virtuali e chatbot[8], che mirano a digitalizzare quelle che sono le attività “seriali” che vengono svolte all’interno di uno studio legale.

Le società, invece, hanno bisogno di servizi che automatizzino le pratiche amministrative e contabili e che si occupino di valutare la compliance con la normativa vigente, ad esempio per non incorrere in sanzioni. Conseguentemente, in questo campo le legaltech italiane offrono servizi concernenti la contabilità, la fatturazione, l’archiviazione e la creazione in tempi rapidi di documenti contrattuali aventi valore legale.

In ultimo, per i privati cittadini il mondo delle legaltech punta ad offrire soluzioni e risposte in maniera semplice e rapida. Particolarmente attive in quest’area sono le soluzioni di legal design che mirano a conciliare il carattere spiccatamente precettivo del diritto con la sua precipua funzione sociale, aiutando il singolo cittadino a districarsi e comprendere appieno il profluvio normativo italiano (elemento “percettivo”).[9]

Legaltech: la prospettiva italiana

Sebbene sia difficile fare una previsione, possiamo notare come l’evoluzione del mercato legaltech in Italia dipenda in gran misura da due fattori.

Il primo verte sulla necessità di trovare dei driver istituzionali pronti a confrontarsi con il mercato UE ed internazionale e disposti a fungere da catalizzatori del cambiamento favorendo, non solo la promozione delle soluzioni legaltech, ma anche l’incontro tra differenti realtà: il diritto e la tecnologia.

Il secondo riguarda, invece, il cambio di mentalità che devono affrontare gli operatori del diritto. Lo studio legale medio si deve convincere del fatto che investire in soluzioni legaltech non è solo una questione di marketing, ma è soprattutto un’opportunità di sviluppo che li renderà più efficienti e competitivi, automatizzando le attività più standardizzate da un lato, e permettendo all’avvocato di concentrarsi su task in cui la sua professionalità rappresenta il vero valore aggiunto dall’altro. Si potrebbe dire che, prima ancora della opportunità di sviluppo, debba essere compresa dagli operatori del diritto la necessità di dotarsi di una mentalità orientata all’innovazione al fine di non rimanere trappola dei cambiamenti nel settore legale che oggi si intravedono soltanto ma che, in un prossimo futuro, potranno stravolgere la giornata di lavoro tipica di quanti operano nel settore.

Riflessioni conclusive

A fronte di quanto sinora descritto, appare evidente che il settore legale e gli attori che vi operano non sono clienti facili, ridisegnare i flussi di lavoro e l’organizzazione di uno studio legale non è né semplice né scontato. A ben vedere, la difficoltà sta proprio nel trovare una soluzione che sia applicabile ai modelli gestionali ed ai workflow tipici di ogni realtà.

In ultimo, sebbene le soluzioni legaltech avranno certamente un impatto innovativo sulle professioni legali ciò non significa che la figura dell’avvocato debba necessariamente venir meno ma, anche in questo caso, si tratterà di cambiarne i connotati tradizionali. Invero, il ruolo “metagiuridico” dell’avvocato, la sua sensibilità nei rapporti con i clienti, il suo controllo e valutazione sugli elementi del contesto fattuale sono componenti imprescindibili che non possono, ad oggi, essere sostituiti dalla tecnologia. In altri termini, la tecnologia si pone quale mezzo a servizio dei professionisti al fine di efficientare e velocizzare le attività “seriali”, mentre i contenuti forniti ed i risultati finali devono essere valutati ed approvati dal professionista.

Bibliografia


Note

[1] Con il termine “Fintech” viene generalmente indicata l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, ed anche nuovi operatori di mercato.  Definizione di “fintech” della Consob disponibile qui: https://www.consob.it/web/area-pubblica/sezione-fintech

[2] ll termine “PropTech” è formato dalla fusione di due vocaboli inglesi “property” e “technology” e si riferisce a un nuovo modello di business che vede le tecnologie e il digitale applicati al settore immobiliare. Definizioni di “proptech” di Network Digital 360 disponibile qui: https://www.bigdata4innovation.it/big-data/proptech-cose-e-come-sta-trasformando-il-settore-immobiliare/

[3] Se vuoi approfondire il tema del legal design clicca su questo link: https://www.dirittoconsenso.it/2020/04/22/legal-design/  

[4] Legal Tech, la digitalizzazione dei servizi giuridici: lo stato dell’Arte, Agenda Digitale, 17 giugno 2020, Disponibile qui: https://www.agendadigitale.eu/documenti/legal-tech-la-digitalizzazione-dei-servizi-giuridici-lo-stato-dellarte/

[5] Definizione di Lexology, Disponibile qui: https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=78c11ed9-0787-4b26-b062-3c6a1222d8e1

[6] Studi legali: effervescenza legal tech ma innovazione ancora timida, Altalex, 5 ottobre 2020, Disponibile qui: https://www.altalex.com/documents/news/2020/10/05/studi-legali-effervescenza-legal-tech-ma-innovazione-ancora-timida

[7] Legal Tech: la gelata del Covid-19 e le buone prospettive 2021, Altalex, 1 gennaio 2021, Disponibile qui: https://www.altalex.com/documents/news/2021/02/01/legal-tech-gelata-covid-19-prospettive-2021#p3;  Legal tech Italia: avanti piano, nel mercato e nelle law firm, Altalex, 2 maggio 2020, Disponibile qui: https://www.altalex.com/documents/news/2020/05/25/legal-tech-italia-mercato-law-firm

[8] Se vuoi approfondire il tema degli assistenti legali virtuali e dei chatbot clicca su questo link: https://www.legaltechitalia.eu/lutilizzo-dei-chat-bot-negli-studi-legali/

[9] Supra nota 7;

Questo contributo è stato redatto da un articolista di Legaltech Italia, partner di Dirittoconsenso.it.

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