L’IMPATTO DELL’ARTIFICIAL INTELLIGENCE SUI SISTEMI DEMOCRATICI E SUI PROCESSI DECISIONALI: VIRTÙ E CRITICITÀ

Ormai è evidente come l’Intelligenza Artificiale vada permeando sempre di più ogni aspetto della nostra quotidianità. Difatti, si assiste ad un esponenziale incremento dell’utilizzo di sistemi algoritmici ed applicazioni nei più vari ambiti, fino ad assistere ad esempi di integrale sostituzione dei processi decisionali umani, i quali dismettono il proprio compito in favore degli strumenti tecnologici offerti dall’IA, in ragione della maggiore capacità di cui godono questi ultimi di elaborare le informazioni e di compiere processi cognitivi, connotati da un elevato grado di complessità, adoperando un parametro di precisione non accessibile alla capacità umana.

Uno dei campi sociali in cui l’utilizzo di siffatti sistemi è stato celermente introdotto e, in seguito, stabilmente adoperato è sicuramente rappresentato dall’ambito politico e, più in generale, nel più ampio contesto inerente ai processi decisionali tipici degli ordinamenti democratici. Basta procedere ad una panoramica del contesto internazionale e ad una conseguente analisi comparatistica per accorgersi come un ingente numero di istituzioni ed organismi pubblici tendano ad affidare le proprie dinamiche all’utilizzo sempre più frequente di sistemi basati sull’Intelligenza Artificale per il perseguimento dei più svariati obiettivi aventi rilevanza pubblica:  dall’ideazione e conseguente implementazione delle politiche pubbliche al potenziamento della qualità e della quantità dell’erogazione dei servizi. Risulta utile, allora, sottolineare come l’utilizzo di siffatti sistemi possa certamente apportare degli evidenti benefici alla causa democratica come, ad esempio, l’ottimizzazione dei dati raccolti da parte degli enti erogatori per implementare un’opera di personalizzazione del servizio in favore del singolo utente; una migliore classificazione dei servizi da erogare, con una conseguente razionalizzazione della spesa pubblica; la possibilità di effettuare previsioni o valutazioni del rischio basate sui dati raccolti; consolidamento delle capacità di monitoraggio dell’efficienza dei servizi erogati e di quelle inerenti all’analisi delle politiche pubbliche così da valutare l’efficacia dei provvedimenti adottati.

Uno degli elementi che più preoccupa l’opinione pubblica in relazione all’avvento dell’AI è rappresentato dal grado di radicale pervasività che questa ha ormai raggiunto in relazione al dibattito pubblico e, in particolar modo, politico. E’ necessario sottolineare come il progresso tecnologico sia un fattore di matrice umana, l’utilizzo delle innovazione, difatti, tende ad evolversi di pari passo al cambiamento valoriale che connota una determinata società. E’ per tale motivo che, con riferimento all’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale nell’agone democratico, il futuro della tenuta dei sistemi democratici sempre di più da una compiuta regolamentazione del fenomeno, alla stregua di quanto precedentemente implementato in relazione ai mass media, garantendo in tal senso una solida protezione dei diritti umani e delle libertà civili, proteggendo il dissenso e strutturando il dibattito in modo tale da garantire al cittadino il diritto inalienabile alla partecipazione ed alla corretta informazione. Secondo esperti del settore, la nuova tecnologia dell’informazione modifica fondamentalmente le società e l’effetto della tecnologia sulla governance non può essere sottovalutato in alcun modo sottovalutato, visto anche l’emergere di fenomeni distorsivi della narrazione, che trovano terreno fertile nelle diminuite capacità di percezione e di discernimento del vero dal falso, amplificate dal potere persuasivo delle nuove applicazioni di intelligenza artificiale che possono portare a un’asimmetria informativa paralizzante che minaccia le democrazie.

Nell’opera di regolamentazione delle piattaforme digitali e delle nuove tecnologie di Intelligenza Artificiale, i decisori politici dovrebbero operare in modo da considerare la formazione dell’opinione pubblica nella sua interezza, dando rilevanza in primis al ruolo che fattori come l’empatia, la razionalità e l’emotività ricoprono nell’edificazione della predetta opinione; non procedendo secondo tale visione il rischio sarebbe quello di viziare il dibattito con elementi negativi che potrebbero produrre dei gravi rischi per la tenuta del sistema democratico: si pensi, ad esempio, alla crescente polarizzazione politica che caratterizza democrazia consolidate, soprattutto quelle europee e nord americane, oppure alla radicalizzazione ideologica fomentata da azioni comunicative, specialmente prodotte sulle piattaforme c.d. “social”, che fungono da innesco per azioni aventi a volte anche un esito tragico e che fanno leva sulle emozioni suscitate dall’appartenenza ideologica e politica ad un determinato schieramento, piuttosto che nell’analisi razionale circa la veridicità dei fatti narrati dal contenuto digitale rientrante nell’alveo della propaganda politica. Risulta chiaro, dunque, che la commistione tra piattaforme digitale, partecipazione politica e Intelligenza Artificiale presenta delle sfide da vincere, tanto per quanto riguarda il comparto tecnologico quanto per ciò che concerne la politica e, più in generale, la società tutta. Con l’obiettivo di trovare una soluzione alle criticità appena descritte, la School of Public Policy della Technical University of Munich ha compiuto un lavoro accademico di ricerca avente ad oggetto i metodi di utilizzo dell’IA idonei al contrasto di fattori negativi quale l’incitamento all’odio e altre forme di abuso sulle piattaforme c.d. “social”, come ad esempio X o Facebook. I risultati della ricerca hanno mostrato che mentre la partecipazione politica garantita ed allargata dall’avvento social media potrebbe comportare effetti positivi per i sistemi democratici quali, appunto, l’allargamento della platea di cittadini interessati al dibattito o esperimenti di democrazia diretta o ancora l’emergere di nuovi movimenti sociali, essa potrebbe però anche apportare elementi negativi quali, ad esempio, lo screditamento delle istituzioni, il formarsi di gruppi estremisti, fino alla idealizzazione e conseguente concretizzazione di rivolte atte a sovvertire il potere costituito, come accaduto il 6 Gennaio 2021 negli Stati Uniti d’America con l’assalto a Capitol Hill. L’ausilio dato dall’Intelligenza Artificiale al fine di ridurre l’inclinazione agli eccessi ed agli abusi a cui assistiamo quotidianamente sulle piattaforme è però intrinsecamente connesso a problemi di definizione, il quale metodo di giudizio e di conseguente sanzione è definito variamente a seconda della piattaforma o dell’Ordinamento nei quali ci si trova ad operare, mancando quella necessaria uniformità regolatrice che può essere esclusivo appannaggio dei consessi multilaterali e sovranazionali. Da ciò ne consegue una difficile opera di creazione del consenso da parte degli attori interessati, poiché connotato da differenti visioni circa l’utilizzo dell’IA ed i relativi limiti da adottare per neutralizzare in maniera efficace l’inciviltà del dibattito pubblico online, visioni che spesso risultano essere inconciliabili. La ricerca sopra riportata afferma che, laddove la condotta tenuta dall’utente o dal politico online risulti essere lesiva, i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati, ad esempio, per moderare in maniera automatizzata i contenuti postati, oppure per replicare automaticamente ad argomentazioni offensive, revisionare i contenuti sospetti per ricercare le c.d. “fake news” ed intervenire mediante un’operazione automatica di fact checking, oppure implementare il c.d. “nudging”.

Altro problema, anch’esso di rilevante importanza, è rappresentato dall’impatto economico che la proliferazione di comportamenti scorretti sulle piattaforme digitali producono su queste ultime. Difatti, i c.d. “social network” non reputano produttivo limitare le suddette condotte in maniera drastica e definitiva, poiché tali fenomeni non fanno altro che aumentare i profitti grazie ad un maggiore coinvolgimento degli utenti che da queste deriva, sicché non esistono incentivi utili a far in modo che le piattaforme in questioni implementino delle policy di autoregolamentazione, rendendosi perciò necessario l’intervento diretto del regolatore pubblico. Le istituzioni, dunque, dovrebbero guardare sia alle soluzioni esistenti, come l’applicazione di leggi già in vigore, sia a soluzioni basate sull’intelligenza artificiale orientate al futuro, abbinate con un granitico potenziamento delle capacità operative delle stesse istituzioni.

In definitiva, le informazioni fondamentali per la sopravvivenza delle democrazie non possono competere con la disinformazione motivata alimentata da piattaforme sempre più influenti e algoritmi basati sull’intelligenza artificiale, a meno che non si utilizzino siffatti sistemi per operare un ripensamento complessivo del dibattito pubblico in rete, con l’accortezza però che esclusivamente l’intervento delle autorità pubbliche, a mezzo di una compiuta e corretta regolamentazione del settore,  risulterebbe idoneo ad evitare una deriva verso forme ibride e sconosciute di organizzazione sociale.

Autore: Dott. Antonino Guarino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *